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Soggetto

SOGGETTO

 
 

 

l’Amatore

il collezionista, il dilettante, il seduttore

Est – Giardino – Giorno - archivio 16mm b/n. Una donna vestita elegante, con un cappello anni ’30, si volta lentamente verso la cinepresa. Lo sguardo attento all’intorno dichiara la clandestinità dell’incontro. Va verso l’obiettivo, è titubante, cambia ritmo e fa due passi indietro, seguendo le regole della seduzione. Si ferma in posa e mostra il profilo per farsi guardare.

L’Amatore è la storia di un seduttore, un uomo dalle insolite ossessioni, che un giorno compra una cinepresa, nel 1929, e da allora non smette più di filmare e montare la realtà che lo circonda. Il suo nome è Piero Portaluppi e fu uno degli architetti di maggior fama durante l’epoca fascista. Eclettico e agnostico, Portaluppi si costruisce un personaggio dai molteplici volti, sostenuto da un talento naturale e una vera ambizione. La cifra del suo sguardo verso il mondo e se stesso è l’ironia. Vive gli anni entusiasmanti e ambigui della costruzione del regime, con cui mantiene una distanza. E nello stesso tempo si concede la piena realizzazione professionale. Anche lui arriva al successo grazie all’eccezionale fortuna che nel ventennio travolge l’arte a cui si dedica, l’Architettura.

Portaluppi è prima di tutto l’architetto dell’alta borghesia, un uomo che arriva a tutto ciò che desidera, successo, potere, donne, talento, ma con la guerra perde quello che più conta nella sua vita. La Storia irrompe implacabile nell’esistenza dell’uomo. Suo figlio muore nei mari di Algeri. La sua vena creativa si spegne irrimediabilmente.

 
 
 
 

La storia segue il filo portaluppiano, la sua attitudine a danzare sulle cose, e nello stesso tempo rivela il lato drammatico degli eventi, priva di un lieto fine. Eccellenza e miseria si confondono. Fragilità e potere.

Il film nasce da un fatto. Per più di trent’anni dalla sua morte, le pellicole in 16mm di Piero Portaluppi, filmate e montate nel corso di una vita, sono rimaste chiuse in una cassapanca. Un piccolo tesoro nascosto. Il film è la rilettura di questo diario filmico, come un taccuino di appunti che ci restituiscono il suo sguardo sul mondo. L’attitudine alla progettazione dell’architetto ben si adegua alla settima arte, Portaluppi ritaglia e compone ossessivamente in montaggi che sono veri e propri cataloghi creati nel corso dei decenni. 

Il materiale umano e filmico è ricco di mistero. La rilettura dell’archivio si addentra nei misteri di un personaggio pieno di luci e di ombre. Questo ritratto a frammenti che il montaggio delle pellicole ci restituisce trova il suo contrappunto nel mondo presente, le sue opere riprese oggi, edifici di grande bellezza e incanto. Le sue architetture diventano i contenitori silenziosi del discorso sul paese, sul ruolo dell’architettura nella costruzione di un’identità.

Nel film i discendenti di Piero Portaluppi abitano le sue architetture conservando intatte le consuetudini e gli stili di vita e ci accompagnano come presenze e figure in questa riappropriazione della memoria.